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Industria 4.0: cos'è, incentivi e agevolazioni


Il piano nazionale Impresa 4.0 è nel pieno del suo vigore.

Il piano, varato con la precedente denominazione Industria 4.0, consiste in una serie di incentivi verso quelle aziende che vogliono cogliere le opportunità della quarta rivoluzione industriale: prevede un insieme di misure organiche e complementari in grado di favorire gli investimenti per l’innovazione e per la competitività.

Ora si analizzano le principali misure che sono state oggetto di modifica di Bilancio del 2019.


  1. Iperammortamento

    Agevolazioni riguardante gli investimenti in beni strumentali nuovi e immateriali funzionali alla trasformazione tecnologica e/o digitale in chiave Industriale 4.0, è stato prorogato ma rimodulato per favorire le PMI rispetto alle grandi imprese

  2. Nuova Sabatini e misure di sostegno Made in Italy

    Il regime di aiuto per agevolare l’accesso al credito delle PMI per l’acquisto di nuovi macchinari, impianti e attrezzature è stato rifinanziato con uno stanziamento di 48 milioni di euro per l’anno 2024.

  3. Start Up e PMI Innovative

    Sono state incrementate le agevolazioni fiscali previste per persone fisiche e giuridiche che investono in startup innovative: dal 30% si passa al 40% offrendo così una maggiore leva fiscale..

  4. • Formazione 4.0 in legge di Stabilità 2019

    Il bonus formazione viene prorogato ma anch’esso ripensato. Nel 2018 il credito d’imposta era pari al 40% delle spese relative al costo aziendale del personale dipendente per il periodo in cui è occupato in attività di formazione. Nel 2019, la misura diventa più favorevole per le piccole imprese per le quali l’agevolazione sale al 50% fermo restando il limite massimo annuale di 300.000 euro


Il ministro delle Sviluppo Economico, ha annunciato il 22 maggio durante l’Assemblea pubblica di Confindustria una considerevole revisione di impresa 4.0, nel segno di un incisivo rafforzamento a partire dalla prossima edizione del piano

Secondo il ministro il piano deve passare da un approccio straordinario ad un approccio strategico sottolineando l’importanza dell’ innovazione, pertanto per il 2020 è prevista una versione “strutturale” delle misure del piano 4.0.

La trasformazione digitale sta trainando lo sviluppo industriale mondiale ed il Piano Impresa 4.0, nel mercato domestico, si è rivelato nei fatti un solido strumento per riattivare il ciclo degli investimenti.

È bello pensare che le motivazioni che nel 2016 hanno spinto verso il varo di questo piano siano da ricondursi alla volontà di far fare un passo verso investimenti per permettere alle aziende di crescere, di fare innovazione, di sfruttare al meglio la tecnologia che poteva e può essere messa a disposizione per competere al meglio sul mercato.

Impresa 4.0 ha attivato, nel solo 2017, 10 miliardi di investimenti in macchinari e attrezzature hi-tech, a cui si aggiungono 3,3 miliardi per beni immateriali.

Oltre ad un terzo degli investimenti afferiscono alla sola Lombardia (34,8 %), seguono veneto e Emilia-Romagna.

Il 96% dei beneficiari degli incentivi 4.0 è composto da imprese con meno di 250 dipendenti avvantaggiate in termini di rapidità decisionale rispetto ai grandi gruppi più strutturati e quindi anche più burocratici.

Uno studio McKinsey riportava che il cambiamento avrebbe avuto un impatto profondo nell’ambito di alcuni settori di sviluppo come l’utilizzo dei Dati, grazie alla potenza di calcolo e connettività, per ricavare valore dai dati raccolti.

Eppure oggi solo l’1% dei dati raccolti viene utilizzato dalle imprese, che potrebbero invece trarre vantaggi implementando soluzioni di “machine learning” e “manutenzione predittiva”: imparando dai dati via via raccolti si migliora la resa e si prevedono e anticipano gli interventi, senza intaccare il processo produttivo, che viene seguito nel suo iter in tempo reale.

Il futuro delle imprese, non può solo far riferimento alla disponibilità dei finanziamenti messi a disposizione dalle varie manovre pubbliche che si susseguono negli anni, quanto piuttosto alla capacità e volontà dei nostri imprenditori di migliorare, di non fermarsi all’1% ma di guardare oltre.